Shadow Hearts

 

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Correva l’anno 1999 quando Sacnoth osò con un’idea controcorrente rispetto alla tradizione dei maggiori J-RPG del periodo: un gioco di ruolo misto a elementi horror, che sapesse di titolo adulto e maturo, più di un Final Fantasy VII. Questo gioco era Koudelka, prodotto imperfetto ma che trasmetteva alla perfezione la visione di Sacnoth e del suo fondatore, Hiroki Kikuta: un titolo che sfruttava la realtà dell’esoterismo per ambientare un RPG nella nostra realtà, in un monastero nel Galles nel 1897. Nel 2001 nacque una sua evoluzione, o seguito spirituale, Shadow Hearts, che portò avanti il suo universo narrativo e la sua idea videoludica sull’allora nuova console Playstation 2.

 

LA STORIA DI “KOUDELKA 2”

 

Nel 1913 una carrozza speciale dell’esercito giapponese trasporta una ragazza inglese, Alice, per motivi misteriosi ai soldati stessi che la scortano. Ad un certo punto un gentleman inglese di mezza età che si fa chiamare Roger Bacon (amanti di Koudelka drizzate le orecchie) irrompe nel vagone scorta e stermina in modo truculento tutto il personale tranne Alice, che viene salvata da un ragazzo, che sarà il vostro personaggio, Yuri. Yuri è un “Harmonixer”, ossia è capace di fondersi con le anime dei mostri trasformando il suo aspetto, e salva Alice seguendo i comandi di una voce guida, che lo porterà in un’avventura molto più grande di lui nel momento stesso in cui le obbedisce.

Nel corso di Shadow Hearts si incontreranno diversi personaggi che si uniranno a Yuri, e una cosa che mi è rimasta impressa che tengo a precisare è che non ci sia compagno che non mi sia piaciuto e che non abbia voluto utilizzare. È stata dura scegliere persino il party per la battaglia finale, cosa che solitamente faccio a occhi chiusi, vuoi per scelte strategiche vuoi perché ho chi mi sta sulle palle da escludere. Invece qui ogni personaggio possiede la sua personalità, ben approfondita nel corso della storia, un legame ben formato con Yuri, e le sue abilità che lo rendono peculiare oltre che utile a suo modo in battaglia.

 

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Il protagonista, Yuri

 

UN RPG ADULTO

 

La sola introduzione di Shadow Hearts mette in chiaro la differenza abissale tra i classici RPG alla giapponese e l’idea Sacnoth, con sequenze animate cruente e un combattimento iniziale che mostra senza mezzi termini o telecamere girate uno Yuri che schiaccia con la sua mano la testa di un demone, con conseguenti schizzi di sangue, si accorge del suo braccio staccato dalla falce del mostro e con un incantesimo curativo lo riattacca. In poche parole, viene mostrata la realtà di quei combattimenti casuali che viene poi alleggerita con danni quantificati in numeri e effetti di dissolvenza per le morti. Anche se in seguito non si ritrova la stessa violenza grafica contro i mostri, le ambientazioni spesso e volentieri si mostrano malsane, lorde di sangue, e/o pregne di magia e mistero, degne dei Silent Hill dei tempi d’oro, che non lasciano nulla all’immaginazione con il loro impatto.

Shadow Hearts mostra un protagonista “anti-eroe” tormentato dai suoi demoni interiori, tuffandosi da subito nella cupezza dell’animo umano tramite le sue fusioni coi mostri, e inoltre introduce il fattore “Vendetta” dei mostri. Ad ogni mostro che Yuri uccide aumenta il “Malice”, l’energia negativa, all’interno della sua collana, che deve essere ripulita regolarmente visitando il Cimitero, rappresentazione fisica della sua anima. Oppure, il Malice può essere lasciato al suo corso, con conseguenze catastrofiche però per il vostro party, che si ritroverà perseguitato dagli spiriti vendicativi dell’anima di Yuri per farvi la pelle.

 

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Il cimitero

 

IL SISTEMA DI COMBATTIMENTO ATTIVO

 

Come Koudelka, Shadow Hearts è un RPG con un sistema di combattimento a turni. Ma stavolta viene meno la disposizione a scacchiera più vicina al genere strategico per abbracciare la tradizione J-RPG, con una squadra di tre personaggi disposti su due file comandati da voi. Ogni personaggio può attaccare, usare un oggetto, difendersi, o usare le sue abilità speciali uniche, per fare un esempio Yuri può fondersi con le anime dei mostri, e Alice può usare la sua magia bianca. L’innovazione rispetto ai suoi predecessori sta nell’anello del giudizio, un mini-gioco di tempismo dove in un cerchio bisogna cliccare X nel momento in cui la lancetta in movimento passa attraverso l’arco colorato per poter mettere a segno l’attacco, fisico o speciale che sia. Inizialmente pare una seccatura, una volta che lo si maneggia diventa uno strumento appagante e che può essere sfruttato per mettere a segno colpi critici più facilmente, dal suono che non stanca mai nonostante appaia sempre, un po’ come i cazzotti di Bud Spencer. L’anello del giudizio non è solo una trovata videoludica, ma una filosofia del “pensare, decidere, agire” che giustifica l’inserimento di questo minigioco anche in altri contesti, come attivare una leva o aprire una porta.

 

Un po’ come in Eternal Darkness, in Shadow Hearts fa capolino un’altra barra oltre alle classiche della vita e degli MP, quella della sanità mentale, che diminuisce di 1 ad ogni turno, fino a portare il personaggio in uno stato di follia (Berserk). Ogni personaggio, inoltre, possiede anche un suo elemento affine, del quale possiede diverse abilità e al quale naturalmente resiste, rendendo spesso importante la scelta di un party adeguato per le battaglie coi nemici più forti.

 

La schermata di combattimento
La schermata di combattimento

 

DA MEDIOCRE A FANTASTICO

 

Il balzo del comparto tecnico da un titolo al suo seguito qui è magistrale, vuoi per un salto generazionale di console e vuoi per il supporto diverso di scrittura, Shadow Hearts comunque lascia un abisso rispetto a Koudelka in quasi tutti i contesti. A livello sonoro, dalle due tracce contate si passa a un’intera colonna sonora magistrale, con molte tracce tra le più belle che io abbia sentito finora, che sanno talvolta di esoterico, altre di musica etnica, altre semplicemente orchestrali con molta carica. La longevità va ben oltre quella delle 20 ore, passando a un minimo di 30 ore per completare il gioco, secondarie escluse, del quale Shadow Hearts è ricco. E le secondarie spaziano dallo scavare nel passato dei tuoi compagni allo sconfiggere i demoni interiori di Yuri, insomma, fare cose perlomeno interessanti anche ai fini della storia. A livello grafico magari si tentenna un po’, non arrivando agli stessi livelli elevati del suo predecessore, ma c’è da considerare anche un fattore “console appena uscita” da non sottovalutare, e il fatto che comunque sia non si parla di un brutto comparto qui, ma piuttosto di uno nella media, che verrà inevitabilmente subissato da Final Fantasy X. Infine, il livello della narrazione non solo resta elevato, ma si porta ancora più in alto osando con una fusione di paranormale, religione, psicologia, e scienza, che funziona molto bene e può essere apprezzata soprattutto dagli amanti di questi argomenti… Risultando di contro una rottura per chi non sopporta lunghi discorsi, di cui Shadow Hearts purtroppo (non per me) è zeppo.

 

 

IL VERDETTO

 

In poche parole Shadow Hearts è un RPG passato in sordina per colpa di un uscente Final Fantasy X, ma che gioco! Shadow Hearts è un titolo di tutto rispetto, molto maturo, e che come gameplay si mostra ancora molto valido, oltre che davvero bello in quasi tutti i suoi aspetti. Difficilmente si trova un titolo con un mix ben bilanciato di narrazione, gameplay, produzione tecnica, e buoni personaggi primari, ma Shadow Hearts rientra tranquillamente in uno di questi. Consigliato caldamente a tutti.

PS e per me è uno dei miei giochi preferiti.

 

 

PRO:

 

– Colonna sonora magistrale
– Livello narrativo altissimo
– Raro esempio di “maturità” nei J-RPG
– Ottima caratterizzazione dei personaggi
– Gameplay bilanciato ed interessante

 

CONTRO:

 

– Muri di testo non graditi da tutti
– Comparto tecnico nella norma

 

 

VOTO: 9/10

 

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